Per creare valore nel lungo termine, le aziende devono perseguire un processo continuo alla cui base si pone la necessità di coniugare le tre dimensioni fondamentali dello sviluppo: governance, strategia, leadership.
di Raffaella Rao
LA SOSTENIBILITÀ D’IMPRESA è legge in Italia.
Da gennaio 2017 è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il Decreto Legislativo 30 dicembre 2016, n. 254, relativo all’attuazione della Direttiva 2014/95/UE del Parlamento europeo e del Consiglio del 22 ottobre 2014, recante modifica alla Direttiva 2013/34/UE “per quanto riguarda la comunicazione di informazioni di carattere non finanziario e di informazioni sulla diversità da parte di talune imprese e di taluni gruppi di grandi dimensioni”. L’insieme dei dati finanziari e non finanziari assicura all’azienda una possibilità razionale di investire nel lungo periodo, valutando meglio il rischio di impresa. I dati finanziari senza i non finanziari sono strabici. I secondi senza i primi sono vani. Perché un’azienda dovrebbe investire in sostenibilità? Quali impatti ha sul business? E sull’organizzazione? Il punto di partenza è la volontà di creare valore nel medio-lungo periodo. È infatti difficile e pericoloso cercare “scorciatoie” per massimizzare il ritorno a breve privilegiando uno stakeholder (tipicamente l’azionista) a scapito di altri stakeholder importanti. Le scorciatoie, nel medio e lungo periodo, fanno correre all’azienda una serie di rischi strategici e operativi che ne possono minare la posizione competitiva, tra cui perdita di clienti, danno d’immagine, impatti sanzionatori, solo per citarne alcuni. Poiché la sola dimensione del valore di mercato non è sufficiente a fornire un quadro veritiero e corretto della qualità della gestione aziendale, in grado di rispondere alle esigenze conoscitive dei differenti stakeholder, sorge spontanea l’esigenza di dare una risposta ai differenti attori coinvolti nel processo di vita dell’azienda. (continua)
Harvard Business Review - dicembre 2017